martedì 1 maggio 2007

Nodo di sangue

Si inizia affiancando le due lenze per circa venticinque centimetri.
Tenendo ferma una delle due lenze con il capo libero dell'altra la si avvolge creando da cinque a sette spire.
Poi si porta indietro il capo libero e lo si fa passare attraverso il punto in cui le lenze hanno cominciato ad incrociarsi.
Tenendo I fili in posizione si ripete l'operazione con l'altro capo libero creando le spire e riportandolo ad attraversare il punto di incrocio, ma passando dalla parte opposta a quella da cui era passato il primo.
Si lubrifica e tirando i due capi liberi si portano le spire ad accostare; quindi si completa la stretta agendo lentamente ma con forza sui due corpi di lenza contrapposti.
Si conclude tagliando i due fili in eccedenza a un millimetro dal nodo.

Nodo a salire

Nodo a Salire

Si inizia passando il capo libero all’ interno dell'occhiello ed avvolgendo il gambo dell'amo con un numero di spire che può andare da tre a cinque a seconda delle dimensioni della lenza.

Si torna indietro e si passa di nuovo il capo libero dentro l'occhiello ma passando ora dalla parte opposta alla prima introduzione.

Tenendo fermo ad un appiglio adatto, con le mani si fanno risalire le spire al di sopra dell'occhiello fino a che tutte non si vengono a trovare sul corpo di lenza e sul capo libero.

Dopo aver lubrificato si agisce alternativamente sul capo libero e sul corpo di lenza fino a che le spire non si sono serrate, quindi si tirano contemporaneamente entrambi i fili completando la stretta. Si conclude tagliando il capo libero a due millimetri dal nodo.

Nodo Crowford

Nodo Crowford

Tenendo l'attrezzo si introduce nell'anello il capo libero per una quindicina di centimetri.

Si torna indietro e con il corrente si avvolge il dormiente con una spira mentre si tiene in posizione l'anello ed il filo che vi abbiamo fatto penetrare.

Si prosegue nell'avvolgimento dando luogo ad una seconda spira a risalire che completa la figura della otto.

Si fa passare il capo libero nella 0 più alta della otto dopo averlo aggirato, in modo che il capo libero esca parallelo al corpo di lenza.

Si procede alla lubrificazione e si agisce sul capo libero fino a che le due spire non si sono ben serrate intorno al corpo di lenza, quindi si fa scorrere il nodo contro l'anello tirando con forza il corpo di lenza.

In ultimo si taglia il capo libero a due millimetri dal nodo.

Nodo Palomar

Nodo Palomar

Si inizia doppiando il terminale di lenza per una ventina di centimetri introducendone la metà attraverso l'occhiello dell'attrezzo.

Tornando indietro con l'estremità della lenza doppiata si esegue un ampio nodo semplice avvolgendo il corpo di lenza ed il capo libero, lasciando pendere l'attrezzo verso il basso.

Si prende l'asola terminale, la si allarga e vi si fa penetrare l'attrezzo, quindi la si porta vero l'alto dove i fili doppiati si incrociano.

Si procede alla lubrificazione e, tenendo fermo l'attrezzo, i agisce con forza unicamente sul corpo di lenza e sul capo libero fino a che il nodo non si ben stretto appena al di sopra dell'anello.

Si conclude tagliando il capo libero a due millimetri dal nodo.

Nodo Ligure

Nodo Ligure

Clicca sull'immagine per ingrandirla

1) Si inizia affiancando per circa 6-8 cm un capo del filo con il corpo di lenza.
2) Si prosegue formando un grande cerchio con tutta la lenza rimanente e si conclude affiancando al primo anche il secondo capo del monofilo.Il residuo di lenza proveniente dal grande cerchio dovrà risultare più lungo rispetto al primo.
3) Si affianca l'amo avendo cura che la paletta sia disposta nella direzione dei capi del filo.
4) Tenendo il tutto ben saldo con la mano dalla parte del collo dell'amo, si procede prendendo con le dita la parte di cerchio la cui prosecuzione è costituita dal corpo di lenza e lo si avvolge attorno al gambo dell'amo ed ai fili affiancati salendo dalla paletta verso il collo dell'amo.
Formeremo circa 5 spire
5) Eseguite le spire procederemo a tirare il capo della lenza che costituisce il corpo principale e che risultava il più lungo tra quelli affiancati all'amo.
Tirando faremo scorrere tutto il cerchio fino a stringere la prima parte del nodo.
6) Effettuata quest'ultime operazione avvolgeremo per due volte sull'amo l'asola ancora presente e che terminava con il capo di lenza lasciato più corto
7) Una volta eseguito quest'ultimo passasggio completeremo il nodo tirando il capo più corto.

Nodo cappio a salire

Nodo Standard a salire

Si inizia formando il grande anello ed affiancando al gambo dell’amo i fili nel punto in cui corrono uniti, avendo cura che il corpo libero sia rivolto verso la punta dell’amo.

Prendendo la parte di anello la cui prosecuzione è costituita dal corpo di lenza, la si avvolge attorno al gambo dell’amo e dai fili affiancati salendo dal collo verso la paletta.

Dopo avere eseguito cinque o più spire, che dovranno essere tenute ferme con le dita si mette in tensione il capo libero fino a che l'anello non passa tutto attraverso le spire.

Si procede alla lubrificazione e si stringe il nodo agendo con decisione sia sul capo libero che sul corpo di lenza,Completata questa fase si fa scorrere il nodo contro la paletta e si taglia il filo eccedente a un millimetro e mezzo dal nodo.

Nodi Shock Leader

Nodo per shock leder 1

Il nodo per terminale o shock leader è una ulteriore dimostrazione della validità del nodo base Uni, che in questo caso viene eseguito una sola volta ed è sufficiente a conservare almeno il novantacinque per cento del carico di rottura della lenza impiegata.

Si inizia mettendo a doppio le estremità dei fili da unire, la doppiatura del filo sottile deve essere lunga almeno trenta centimetri.

Mentre quella per il terminale può essere molto più breve. Fatto questo si introduce la testa dell'asola del filo fino dentro a quella del filo grosso e ve la si fa penetrare per venti centimetri.

A questo punto siamo pronti ad eseguire, con il filo fine doppiato, un nodo base Uni a quattro spire che avvolga i due fili del terminale. Lavorando con una lenza fine doppiata occorre fare attenzione a che le spire rimangano parallele senza accavallarsi.

Mettendo in tensione la testa dell'asola fine e la relativa lenza doppiata si fanno stringere ma non completamente le spire.

Si lubrifica adeguatamente e si agisce con forza sul terminale e sulla lenza doppiata fino a che il nodo non sia andato ad appoggiarsi contro l'asola del terminale.






Nodo per shock leder 2

Con la fiamma di un accendino,riscaldare lentamente l'estremità dello shock leader ruotando continuamente il filo, fino alla formazione di una pallina. Mentre la pallina raffredda schiacciatela su una superficie metallica.

A 5 centimetri dalla pallina fare un nodo inglese secondo il sistema del doppio avvolgimento.

Stringere lentamente il nodo, bagnarlo (la sostanza migliore rimane sempre... la saliva).

Avvicinare Il nodo, bagnato e ancora lento, alla pallina.

Arrivati a circa 1 centimetro dalla pallina, rifilare con un tagliaunghie il bordo della pallina. Questa operazione serve a predisporre un alloggiamento In linea con il trave.

Bagnare il nodo, avvicinarlo alla pallina, stringere forte e definitivamente.

Con l'estremità eccedente del trave formare un'asola e cucirla con 3 giri interni di filo.

Bagnare le spire di questo secondo. nodo e stringere lentamente ma forte.

Tagliare a filo la parte eccedente del trave

ALBRIGHT

il miglior nodo per la giunzione nailon/treccia (è consigliato l'uso della colla per sicurezza)

REVEAL ALBRIGHT

simile al precedente ma indicato per l'uso con trecce particolarmente lisce che tendono a scivolare (è consigliato l'uso della colla per sicurezza)

4/5 giri GRINNER

nodo raccomandato per la legatura di girelle e ami

CLINCH

nodo raccomandato per la legatura di girelle e ami

PALOMAR

nodo raccomandato per la legatura di girelle, ami e piombi (es.: nelle montature tipo “elicottero”)

STOPPER

nodo particolarmente indicato per bloccare la pasta di tungsteno per ottenere i bilanciamenti critici dei terminali, oppure per bloccare le montature scorrevoli

GRINNER LEADER

nodo raccomandato per la giunzione della lenza madre con lo shock leader (da preferirsi, rispetto alla prossima versione, in caso di lanci in quanto di diametro più piccolo)

MAHIN LEADER

nodo raccomandato per la giunzione della lenza madre con lo shock leader (da preferirsi, rispetto al precedente, nel caso in cui si depositino le lenze dalla barca per la sua eccezionale tenuta al nodo)



Surf Casting

DESCRIZIONE


Il Surf Casting, la più sportiva tecnica di pesca dalla spiaggia.

Il surf casting (termine americano, letteralmente "Lanciare sull'onda") è una tecnica praticata nei paesi atlantici ed introdotta in Italia, almeno al grande pubblico, verso la fine degli anni '80, grazie ad alcuni pescatori che hanno svolto un preziosissimo lavoro di adeguamento delle tecniche statunitensi alle realtà del mediterraneo, sperimentandole sulle coste della Sardegna che, ancor oggi, risultano essere le più adatte e quindi le più fruttuose per questa tecnica. Infatti, le tecniche atlantiche puntano alla cattura dei grossi predatori che, nella fase di alta marea, si avvicinano alla costa per cacciare, attirati dalla schiera di grufolatori che si cibano degli organismi che il movimento delle acque liberano dalla sabbia. Anche per il surf nostrano, i concetti rimangono pressappoco gli stessi, solo che la minor escursione tra la bassa e l'alta marea, non crea quella sufficiente mangianza ad attirare né grufolatori né predatori. Si è verificato che tali condizioni si ricreavano quando le onde delle mareggiate si infrangono sulla spiaggia, sconvolgendo il fondale e liberando piccoli molluschi e crostacei che attirano appunto i grufolatori e di conseguenza, anche i predatori. Quindi, la prima regola del surf mediterraneo è quella che se non c'è onda, non c'è surf, anche se, in questi ultimi anni, ci si sta accorgendo che questa regola trova delle eccezioni e per alcune prede, come la mormora, orata, saraghi e razze si verificano catture anche con mare calmo. Da questa constatazione è nata una tecnica, seppur analoga al surf casting, se ne differenzia sostanzialmente perché si pratica in condizioni di mare calmo o quasi calmo, chiamata "beach legering", che prevede un'attrezzatura e una filosofia più "leggera" del surf casting. Tornando alla tecnica oggetto dell'articolo, va detto che tra tutte le pesche possibili in mare, il surf casting brilla per la sportività e per l'alta frequenza di cappotti! Infatti, a differenza di altre tecniche, il risultato di una battuta di surf casting è troppo legata al momento "magico" per essere alla portata di tutti. Prima di tutto il surf castman deve individuare con esattezza quando il mare è nelle condizioni ideali, cioè quando il moto ondoso libera nutrimento facendo accorrere le prede e quindi poterle insidiare. Queste condizioni non sono frequentissime e possono durare per un tempo variabile, sia di giorno che di notte, in cui il surf casting può offrire entusiasmanti catture.




ATTREZZATURA

Il lancio è il momento più critico per l'attrezzatura Quando il surf casting fu introdotto nel nostro paese, i primi appassionati si trovarono in difficoltà per quanto riguardava l'acquisto dell'attrezzatura necessaria, in quanto quasi nessuna casa costruttrice aveva a catalogo tali attrezzature e quindi si ricorreva a cataloghi esteri, soprattutto francesi e americani, che ne erano stracolmi. Quindi i primi surf castman hanno cominciato a lanciare dalle nostre spiagge con attrezzi non molto lunghi, in fibra piena ad innesti, capaci di lanciare anche 200 gr di piombo! Ben presto ci si è resi conto che tali attrezzi erano troppo corti per le nostre spiagge e non riuscivano a mandare le esche nella zona di mangianza. A seguito di continue richieste, le case costruttrici hanno intuito il potenziale mercato ed hanno iniziato a produrre attrezzatura specifica per la realtà mediterranea. Oggi è possibile trovare linee di canne e mulinelli pensati apposta per il surf, piombi capaci di resistere a qualsiasi mareggiata e tutta una serie di accessori che rende la vita del surf castman sicuramente più facile. Vediamo cosa serve al neofita per iniziare a praticare questo bellissimo sport:

  • Canne:

    Di solito si usano 3 canne di diversa lunghezza e potenza, rapportate ai luoghi dove andranno usate, diciamo a partire dai 3,80 mt. per arrivare ai 5. La scelta cadrà su modelli specifici, telescopici, con potenze che andranno dagli 80-150 gr di piombo e devono avere quelle caratteristiche costruttive capaci di superare prove impegnative quali le mareggiate invernali ed i continui strappi e sollecitazioni del lancio. Importante è decidere, quando si sceglie la canna, quale tipo di mulinello deve essere abbinato, visto che è possibile con questa tecnica usare mulinelli a bobina rotante e se decidiamo di usare uno di questi mulinelli è necessario che la canna sia predisposta a questo uso e che sia dotata di un adeguato attacco porta mulinello e di un manico corto. Se decidiamo di dedicarci anche al beach legering, bisogna fornirsi di altre due canne più leggere, dai 4 ai 5 mt e con potenze da 40 a 80 gr, sensibili, magari con cimino intercambiabile. Un mulinello a bobina rotante dedicato al surf casting

  • Mulinelli:

    Alle canne scelte, devono essere abbinati mulinelli adeguati, ma con spiccate caratteristiche di salinità e resistenza. Anche in questo campo esistono prodotti specifici che soddisfano ogni richiesta del surf castman. Come già accennato, nel surf possono essere impiegati due tipi di mulinello: a bobina fissa e a bobina rotante. Diciamo subito che la discussione su quale dei due sia più adatto è ancora aperta e accesa e tale rimarrà, in quanto, la scelta rimane un fatto legato più alle preferenze personali che a ragioni meramente tecniche. In un prossimo articolo, vedremo di mettere in luce pregi e difetti dell'uno e dell'altro sistema, per poter dare a tutti un metro di scelta più oculato. Al neofita va consigliato sicuramente il sistema a bobina fissa che dà meno problemi e pensieri al pescatore. Inoltre, per i primi tempi, ci si deve concentrare sulle tecniche di lancio ed usare un mulinello a bobina fissa, semplifica sicuramente l'apprendimento delle tecniche di lancio. Una volta apprese queste, ci si potrà avvicinare al lancio con il rotante che richiede sicuramente più tecnica. Le caratteristiche del mulinello devono essere quelle di un attrezzo veloce e potente nel lancio e recupero, dotato di più bobine di ricambio caricate con monofili diversi, e con una frizione affidabile e di facile regolazione. Conviene spendere due parole sulla bobina del mulinello che nel surf casting veste un ruolo importante; infatti il suo profilo di uscita del monofilo può condizionare positivamente o negativamente la gittata del lancio, a causa dell'attrito che può generarsi tra i due elementi. Scegliendo prodotti progettati per il surf si potrà contare su caratteristiche tecnologicamente migliori.

  • Monofili:

    Forse nessuna tecnica delle acque salse richiede una varietà di monofili come il surf casting e non parliamo solamente di diametri, ma anche di colore, carico di rottura, fluorescenza e resistenza alle abrasioni. Nel surf si impiegano diversi monofili:Per poter lanciare il filetto di sarda occorre una legatura

  • per caricare le bobine del mulinello useremo monofili di tipo super con diametri che partono dallo Ø0.20 fino allo Ø0.40, con caratteristiche di alta resistenza alle parrucche e alle abrasioni. Anche il colore è importante, in quanto un tipo colorato risulta essere più visibile nelle fasi di recupero delle prede;

  • per lo "shock leader", formato da uno spezzone lungo un paio di metri più lungo della canna, viene utilizzato un monofilo con un carico di rottura maggiore variabile in base alle caratteristiche di elasticità della canna utilizzata e al piombo montato sul finale, comunque compreso tra Ø0.30 e Ø0.60. E' utile specificare l'uso dello shock leader: esso permette, nelle fasi di lancio, di poter forzare il carico impresso al movimento rotatorio del lancio oltre il carico di rottura del monofilo presente nella bobina del mulinello, senza veder partire il calamento completo di piombo ed esche. Quindi lo shock leader viene montato come finale della lenza madre del mulinello, tramite un nodo particolare, e alla fine di esso viene legata la girella a cui attaccheremo poi il finale (o il piombo, a seconda del calamento che stiamo utilizzando). Quando parleremo delle montature del surf casting, approfondiremo ulteriormente questo argomento.

  • per la costruzione dei calamenti sono necessari una varietà di monofili, con diametri e caratteristiche diverse, capaci di sopperire a ogni necessità. Dovranno essere di tipo super, resistenti al nodo e di colore neutro, oppure fluorescente. Di solito nei calamenti vengono utilizzati due diametri diversi, quello più grosso verrà utilizzato per creare la lenza madre e quello più sottile per legare gli ami. Questa differenza è necessaria, visto che la lenza madre dovrà reggere il peso del piombo, mentre sui bracci, dove sono montati gli ami, è necessario avere un diametro più basso, per fare in modo che sia meno visibile.

  • per alcuni calamenti particolari è necessario disporre di terminali in acciaio, già montati, oppure del filo di acciaio ricoperto, in bobina, da montare. In questo ultimo caso è necessaria una pinza e relativi tubetti (sleeves). Utilissimo per i gronghi e per il pesce serra.

  • per legare alcuni tipi di esche, come ad es. il filetto di sarda, utilizzeremo un monofilo a basso costo, dello Ø0.12 - Ø0.16, oppure del filo elastico.

  • ATTREZZATURA (segue)


    Un'attrezatura completa permette di fronteggiare qualsiasi situazione.
  • Ami:

    Anche qui sono necessari diversi tipi e modelli: per la "caccia grossa", impiegheremo ami in acciaio con occhiello, magari con la punta ad "artiglio d'aquila", della misura adatta all'esca che impiegheremo. Utili anche ami a gambo lungo, cromati, a paletta, quando si usano i vermi (arenicole, murriddi, verme di rimini, ecc.). Buoni anche i modelli stagnati, dritti, a paletta o con occhiello, per la sardina (intera o a filetto), tranci di calamaro, di seppia, ecc. Per le dimensioni, esse saranno scelte in rapporto al volume dell'esca, preferendo il montaggio di più ami piccoli, a "corona", invece di uno solo ma più grande.


  • Piombi:

    I piombi sono l'elemento determinante per portare l'esca lontanoPer poter lanciare le nostre esche alla distanza voluta, utilizzeremo dei piombi di diversa forma e diversa grammatura. Di volta in volta sceglieremo la miglior combinazione forma/peso per raggiungere una distanza sufficiente a portare le esche in pesca e, cosa ancor più importante, farcele rimanere il tempo sufficiente al pesce per abboccare. Da qui la necessità di utilizzare piombi particolari, studiati appositamente per il surf casting, che hanno la caratteristica di offrire poco attrito nel lancio ma molta resistenza all'effetto di trascinamento che costantemente le onde fanno in direzione della battigia. Tra tutti, il più pratico e il più efficace rimane il famoso "Cono Meloni", un cono di piombo con un peso dagli 80 gr. ai 200 gr., con attacco sfasato dal centro e con una lavorazione a "becco" che frena l'azione delle onde, mentre la forma a cuneo "vola" egregiamente. Atri modelli validi presentano forme appiattite, a disco o a rombo, la cui superficie è lavorata a bassorilievo e quindi, una volta poggiato sulla sabbia, offre una buonissima resistenza al trascinamento. Esistono anche modelli che funzionano egregiamente con mare molto mosso o in situazione di forte corrente, chiamati "spike" (arpione), che presentano degli arpioni d'acciaio che, infilandosi nella sabbia, lo tengono ancorato al fondo. In commercio esistono comunque diversi tipi di piombo, con diversa forma e diverse grammature. Nella scelta dei modelli da utilizzare bisogna comunque tenere conto di alcuni parametri:

  • - Potenza della Canna
  • - Terminale impiegato
  • - Condizioni meteo

  • Quindi, se abbiamo attrezzi da lancio leggero è inutile portarsi a spasso pesi di 150 grammi! Ugualmente, se le nostre zone di pesca sono a fondo misto di sabbia e roccia o sabbia e poseidonia è perfettamente inutile portare gli spike anche se il mare è molto agitato, perché li lasceremmo tutti sul fondo.
  • Minuterie:

    Il Surf Casting richiede accuratezza e particolarità; è naturale che anche la comune minuteria deve avere caratteristiche ben definite. Soprattutto le girelle devono essere scelte ed usate a ragion veduta. Quindi, oltre ad un buon assortimento di misure e tipi (con o senza moschettone, a 2 e a 3 vie e le recentissime girelle multiple), bisognerà anche utilizzare quelle che su quel particolare calamento, possono assolvere meglio al compito loro affidato. Non dimentichiamo che il Surf Casting vuol dire turbolenza e marosi e i monofili sono soggetti a parrucche e imbrogli che ottime girelle e particolarità nel montaggio possono prevenire. Nel surf casting vengono poi utilizzati diversi altri elementi comuni ad altre tecniche, come galleggianti, esche artificiali, palline fluorescenti, filo di piombo, ecc., elementi che vedremo in dettaglio quando parleremo delle montature che le utilizzano.

  • Accessori:

    Nel surf casting alcuni accessori, più che complementari dell'attrezzatura, ne sono parte integrante. Il puntacanna o il tripode sono indispensabili per poter svolgere l'azione di pesca ed è impossibile concepire il surf casting senza questo prezioso strumento. Guardiamoli nel dettaglio:

    Puntacanna (o Puntale): E' uno strumento che, conficcato nella sabbia, permette di infilarci il piede della canna, sorreggendola e permettendo di tenere la canna in tensione senza doverla avere sempre in mano. Di solito sono realizzati in alluminio o in materiale plastico, adatto quindi a resistere alla salsedine. Sono da consigliare modelli lunghi almeno più di un metro, un metro e mezzo, in quanto è fondamentale tenere la canna molto alta per evitare il più possibile l'azione delle onde sul filo del mulinello.

    Tripode (o "treppiedi"): E' uno strumento molto funzionale, anche se adatto più al beach legering, che permette di posizionare le canne in pesca su di esso, in modo che siano visibili le abboccate. Il tripode ultimamente si è anche completato con tutta una serie di accessori che rendono più comoda la postazione di pesca, come ganci vari, vaschette, ripiani, ecc. utilissimi in fase di innesco e per avere tutto a portata di mano. Comunque molti "surfer", continuano ad utilizzare il classico puntale che è comunque più facile da spostare ed ha l'innegabile vantaggio di poter piazzare le canne anche a diversi metri di distanza l'una dall'altra in modo da coprire una porzione di spiaggia maggiore.

    Una selezione di lampade a testa Altro accessorio utilissimo è il raffio, mentre il guadino non viene utilizzato nel surf casting. Le prede più grosse vanno infatti raffiate e salpate prima che raggiungano la battigia. Le prede più piccole possono essere spiaggiate in tutta sicurezza. Il raffio non deve avere particolari caratteristiche, và bene un modello robusto, anche non telescopico. Altro accessorio utile sono gli stivali a coscia o meglio ancora il "Wader" ascellare, specie di tuta, di solito in neoprene, che presenta in un corpo unico stivali, pantaloni e corpetto. Esso permette di entrare in acqua fino alla cintola senza bagnarsi. E' utilissimo per salpare le prede, oppure in presenza di fondali bassi, permette di fare il lancio stando in acqua anche a diversi metri dalla battigia, aumentando così la gittata del lancio.

    Chiudiamo, almeno per il momento, la lista degli accessori con la voce "illuminazione". Anche se non ne abbiamo ancora parlato diffusamente, il 90% delle battute di surf casting si svolgono di notte e il reparto illuminazione deve essere ben fornito almeno di due fonti luminose: - Una lampada a mano con un fascio potente e profondo, utilissimo per raggiungere la postazione e da posizionare adeguatamente in modo da illuminare le fasi di allestimento dell'attrezzatura e il recupero delle prede; - Una lampada da testa che ci servirà per illuminare le fasi di preparazione dei calamenti e l'innesco degli ami ed è quindi indispensabile un fascio luminoso potente e concentrato. E' meglio che abbiano le batterie distaccate in modo da non appesantire la testa e di non cadere ad ogni lancio. Nel caso il modello scelto funzioni con le batterie attaccate, basterà una piccola modifica per portare il vano batterie alla cintura e collegarle alla lampada tramite un filo elettrico adeguato.



  • LE PREDE

    Una bella orata perscata di notte Nel surf casting possono essere considerate prede tutte le specie che vivono su fondale sabbioso e praticamente tutte le specie predatrici presenti in mare. Questa considerazione introduce un concetto base del surf che distingue le prede possibili in due grandi categorie:

    • Grufolatori: Sono annoverate in questa categoria tutte le prede che mangiano a stretto contatto con il fondo, magari impiegando apparati particolari forniti da madre natura (vedi triglia e ombrina) per scavare nella sabbia alla ricerca di cibo. Queste prede si muovono soprattutto con mare mosso e in scaduta, cioè in presenza di una corrente sostenuta che sollevando la sabbia dal fondo, facilita la ricerca e la cattura dei organismi che vivono sotto di essa e che sono l'alimento base di queste prede. Quindi, se manca questa corrente, con molta probabilità mancheranno anche le prede in pascolo e servirebbe a poco impostare una battuta di pesca su queste prede in una giornata di mare calmo. Và precisato che questo concetto, come sempre, trova delle eccezioni per alcune prede come la mormora e il sarago. Fanno parte di questa categoria:

      Solo Grufolatori
      Grufolatori e Generici
      Grufolatori e Predatori
      Triglia, Ombrina, Razza, Rombo, SogliolaMormora, Sarago, Orata, Cefalo, Scorfano, Occhiata, Corvina, GrongoSpigola, Tracina, Squaliformi


      Le sottocategorie, stilate sulla base delle esperienze di pesca, ci consente di dire che, tra i grufolatori, alcuni presentano comportamenti diversi, con tendenza ad attaccare le esche anche in condizioni meteo normali e con mare calmo, oppure presentano uno spiccato atteggiamento predatorio, attaccando anche esche vive in condizioni di non particolare mangianza.

    • Predatori:La Spigola il predatore per eccellenza del mare Appartengono a questa categoria le prede che abboccano di solito ad esche vive o morte ma che gradiscono poco le esche a contatto stretto con il fondo, preferendo l'attacco in zone più alte e dove l'esca deve presentare una certa mobilità. Appartengono a questa categoria: Spigola, Tracina, Leccia e Leccia stella.

    Come nelle altre tecniche, anche nel surf casting è probabile la cattura di prede che classicamente non appartengono alle categorie illustrate come i labridi, i serranidi e altre specie come sugarelli e boghe. Chiaramente la cattura di queste avviene solo in presenza di conformazioni particolari del fondo, di solito ambienti misti di sabbia e scoglio, oppure per la vicinanza di dighe foranee o di porticcioli.




    Rock Fishing

    DESCRIZIONE


    Scogliere e mare mosso, la base del Rock Fishing

    Il Rock Fishing può essere considerato il fratello gemello del Surf Casting, in quanto esso non è che una versione particolare praticata dalle coste rocciose, sia alte che basse. Il principio è lo stesso: sfruttare il momento di mangianza delle prede, presentando loro esche appropriate. Quindi, il Rock Fishing, non può considerarsi una particolare tecnica della tradizionale pesca a fondo, ma una tecnica totalmente diversa e che ha in comune con essa solamente il fatto che si pratica nello stesso ambiente marino, ma è diversa per calamenti, esche e prede. Ma più di tutto è diversa come filosofia e sportività, in quanto il Rock Fishing ama le condizioni atmosferiche più estreme e le catture più impegnative. Inoltre il Rock Fishing, come il Surf Casting, sviluppa tecniche di attacco che si avvalgono di concetti e metodi propri di altre tecniche, come appunto la pesca a fondo, la traina, la pesca di superficie. Per il Rock Fishing l'obbiettivo è la cattura del grosso predatore ed ogni tecnica possibile è valida per raggiungere lo scopo.



    DOVE E QUANDO

    La Sardegna, uno degli Hot Spot per questa tecnica. I Posti classici dove praticare il Rock Fishing sono le scogliere, sopratutto quelle alte, con un fondale anche molto elevato, le scogliere basse e quelle che si affacciano su calette con fondale anche basso e misto di sabbia e roccia; praticamente il 70 per cento delle coste italiane! Hot Spot sono, tanto per cambiare, la Sicilia e la Sardegna ma anche Liguria, Campania, Puglia e Calabria possono offrire buoni carnieri. Altro ambiente di elezione del Rock Fishing sono le isole che con i loro fondali elevati, permettono di insidiare diverse specie non ugualmente comuni dalla terraferma. È importante sottolineare che, viste le asperità e la pericolosità di questi luoghi, bisogna scegliere la postazione di pesca tenendo conto innanzitutto del fattore sicurezza per non doversi trovare in situazioni molto pericolose se le onde ci dovessero raggiungere o se dovessimo cadere in mare, in condizioni meteriologiche particolarmente estreme.
    Infatti le condizioni meteo-marine per praticare il Rock Fishing sono quelle con mare mosso o in scaduta, mentre il mare calmo di solito, non porta a molto. Il mare agitato muove l'aggressività e l'appetito dei predoni e crea quella situazione di pescosità che può farci avere anche più catture. Come per altre tecniche, le condizioni di marea influenzano parecchio le prede e sono da preferire condizioni di movimento delle acque, sia in aumento che in diminuzione, che contribuiscono a creare "movimento". Il Rock Fishing è una tecnica diurna e dà scarsi risultati di notte; le ore migliori sono quelle dell'alba e del tardo pommeriggio fino a tramonto innoltrato. Il Rock Fishing viene praticato tutto l'anno e, a seconda dei posti, può essere più o meno fruttuoso a seconda delle stagioni, anche se come caratteristica generale, l'autunno e l'inverno offrono maggiori mareggiate e condizioni favorevoli per buone catture. In estate è necessario trovare scogliere tranquille e poco frequentate da bagnanti e imbarcazioni o praticare il Rock Fishing esclusivamente nelle ore del primo mattino e sparire dalla circolazione prima dell'arrivo dei bagnanti.



    ATTREZZATURA

    La postazione è pronta per la pesca. Per il Rock Fishing dobbiamo prevedere una doppia attrezzatura: una per le condizioni di mare estreme ed una per i momenti più tranquilli. Useremo canne specifiche, robuste e capaci, per i momenti di mare molto mosso e vento teso, mentre canne più leggere ed elastiche per le altre occasioni. È indispensabile usare attrezzi telescopici e, se ve lo potete permettere, in carbonio. Apprezzeremo tali qualità quando, con l'attrezzatura, bisognerà saltare come capre sulle rocce! La lunghezza può oscillare dai 3.5 metri ai 5 metri per l'attrezzatura più pesante, mentre può raggiungere anche i 6 metri per quella più leggera. I mulinelli, proporzionati alle canne, devono essere affidabilissimi e capienti, con frizioni graduali facilmente accessibili e con un buon rapporto di recupero. La minuteria del pescatore di Rock Fishing è seconda solamente al pescatore con la bolognese, ed è composta da diversi tipi di ami da scegliere poi in relazione all'esca utilizzata, da monofili super dal Ø 0.25 allo Ø 0.50, con qualche terminale in acciaio, utilissimo per i pesci serra e le murene. Sono anche importanti le girelle, sia normali che a 3 anelli, scelte tra le più affidabili e resistenti, con misure variabili e assortite. I piombi, anch'essi assortiti in misura e forme, devono essere molte volte utilizzati "a perdere" e gli incagli in questa tecnica, sono la norma. Ottimi quelli scorrevoli a pera, piramidali e a sfera. Completano il reparto un coltello multifunzione, una pinza, un ago da vermi, stopper e perline, galleggianti ovali e a sfera, filo elastico (per legare alcune esche) ed un raffio o un guadino con manico telescopico, utilissimo per salpare prede più consistenti. Con questa tecnica è utile anche un abbigliamento adeguato: scarponi da trekking impermeabili (mai indossare gli stivali, se cadete in acqua vi tirerebbero giù!) e una cerata per proteggervi dagli inevitabili spruzzi.



    ESCHE


    Una postazione di fortuna per la preparazione delle esche

    Le esche utilizzate nel rock fishing, si possono dividere in due categorie: per il rock "leggero" e per il rock "pesante". Molte esche classiche, come la sardina, fanno parte di entrambe le categorie e vengono impiegate indifferentemente. Per il rock leggero utilizzeremo: vermi (tremoline, bibi, verme americano, murriddu), sarde a tranci o a filetti, gamberi, murici, paguri, mitili (cozze), granchi, tranci di seppia o calamaro. Per il rock pesante si impiegano: sarda a tranci o intera, piccole seppie intere, piccoli polpi, salpe e occhiate (vive o morte), piccoli cefali (vivi o morti), grossi murici e grossi Bibi. Nel rock fishing, come nel Surf Casting, il concetto di boccone grosso uguale predone grosso, trova valido riscontro e risultato, quindi se miriamo a prede di tutto rispetto è necessario impiegare esche sostanziose e di grosso volume. Vedremo quali esche sono più fruttuose, a seconda della montatura impiegata e delle prede che si vogliono catturare successivamente. Un consiglio: se ci rechiamo in un posto per la prima volta impieghiamo, oltre che alle esche che abbiamo deciso di portare, esche raccolte sul posto, utilizzandole in misura della maggior disponibilità. Quindi se in un determinato posto sono massicciamente presenti granchi e stiamo tentando l'orata o il sarago, impieghiamoli come esca principale. Analogamente, se dobbiamo impiegare esca viva per la cattura di serra o spigole, catturiamo i pescetti che per primi si presentano a mangiare la pastura ed inneschiamo con quelli, anche se non sono i classici cefali. In questo modo la nostra esca si presenterà in maniera più naturale integrandosi perfettamente nell'ambiente e nelle consuetudini alimentari dei predoni. Due parole sulla pastura. Nel Rock Fishing viene comunemente impiegata, sia per attirare pesci esca, sia per creare un ambiente attirante attorno alle nostre esche, montando palline di pastura lungo il bracciolo su cui e montato l'amo che, diffondendo il suo odore, porterà la preda a tiro dell'esca. Di solito vengono impiegate pasture a base di sarda, ma anche sfarinati per occhiate e cefali vanno benissimo.



    MONTATURE

    La stretta relazione tra terminale ed escha impiegata Anche nel Rock fishing si impiegano montature della lenza particolari che hanno il compito di portare l'esca alla portata della preda. Qui tratteremo solo alcune delle montature più classiche, rimandando ai successivi articoli di approfondimento, montature specializzate dedicate ad una preda o per la pesca con determinate esche. Le montature possono essere di due tipi: per la pesca a contatto con il fondo oppure per la pesca a mezz'acqua o in superficie. Infatti, non tutte le prede del rock fishing mangiano sul fondo, ma molte addentano il boccone solamente se presentato ad una certa distanza da esso o, addirittura, vicino alla superficie. Inoltre, le montature possono presentare uno o più ami montati sullo stesso bracciolo, quando si pesca con il vivo oppure se si innesca un grosso boccone (seppia, sarda, pesce morto) o su due braccioli distanti per l'innesco di vermi, murici, cozze. Di solito le montature a più braccioli vengono utilizzate nel rock leggero, in quanto le buone condizioni del mare evitano ingarbugliamenti e gli inevitabili attacchi sul fondo degli ami. Le montature che devono pescare a fondo, vengono preparate con un piombo, di peso variabile. Qui entra in gioco il concetto di piombo a perdere, ovvero il piombo viene montato sulla lenza con la consapevolezza che difficilmente lo riporteremo a casa. E' infatti il piombo il maggior responsabile degli attacchi sul fondo e quindi deve essere previsto che esso rimanga incastrato tra le rocce ma non per questo deve rendere impossibile il recupero della preda allamata. Questo problema si risolve legando alla fine del trave della montatura una girella al di sotto della quale verrà legato uno spezzone di monofilo con un carico di rottura tale che ci consenta, con la semplice ferrata, di liberare il resto della montatura che ha allamato la preda. Questo ci permetterà di evitare incagli e potremo anche lavorare meglio il pesce, fino al momento di raffiarlo o di guadinarlo. Purtroppo è una bella spesa che si può evitare di fare, costruendosi da soli i piombi da utilizzare, preferendo linee allungate e sfuggevoli, e grammature non elevate. Il sistema di collegamento prevede che il piombo sia legato ad uno spezzone di monofilo dello 0.20/.025, a seconda del peso del piombo, e tramite una girella con moschettone viene agganciato all'anello della girella finale o della lenza madre o del terminale.
    Le montature classiche del rock fishing sono le seguenti:

  • Long Arm

    Schema montatura Long Arm E' costituito da uno spezzone di monofilo lungo da 1 metro fino a 2/2,5 metri, di diametro compre tra lo 0.25 e lo 0.45, armato con un solo amo che a seconda dell'esca e della specie insidiata potrà variare dal n. 5 alla misura 1/0-2/0. Il terminale è collegato alla lenza madre tramite una girella (vedi schema) e può essere fisso oppure scorrere entro un tratto della lenza madre, delimitato da due stopper e due perline, in modo da renderlo meno rigido e quindi più visibile. A questa soluzione, viene di solito associato l'inserimento di un galleggiante a palla o vicino all'amo, oppure a 40/70 cm da esso. Questo accorgimento contribuisce a rendere ancora più naturale il movimento dell'esca e quindi più gradita al predone. Altra variante del long arm prevede una montatura di ami a "tandem", da 3 a 5, quando vengono innescate esche voluminose in lunghezza, come il pesce morto, totani e seppie intere.


  • Short Arm

    E' costituito da uno spezzone di monofilo lungo dai 40 cm a 1 metro, di diametro compreso tra lo 0.25 e lo 0.45. Per il resto è uguale al long arm.


  • Pater Noster

    Schema Terminale Pater Noster Con questo nome si intende un terminale con 2 o 3 braccioli, notissimo ai surf castman e utilizzabile anche nel rock fishing con qualche piccolo accorgimento legato alla posizione dell'amo più basso. In effetti, nel rock il problema è contrario a quello presente nel surf dove il primo amo pesca praticamente sul fondo, mentre nel rock deve pescare ad una certa altezza dal fondo, altezza variabile a secondo della natura del fondale e della profondità della zona di pesca. Un buon pater noster è costituito da uno spezzone di circa 1.5 metri dello 0.35 / 0.45 montato con 2 o 3 braccioli dallo 0.20 allo 0.30, di lunghezza e diametro scalare dal primo all'ultimo amo. Per evitare ingarbugliamenti in condizioni di mare mosso, adotteremo un accorgimento particolare: il bracciolo con cui è legato l'amo và collegato al trave tramite un pezzo di cavetto metallico che, essendo più rigido del monofilo, lo terrà a debita distanza dalla lenza madre.
    La lunghezza dei braccioli deve essere tale da non permettere agli ami di agganciarsi tra di loro quando sono in pesca sul fondo. In condizioni di mare appena mosso o nel rock fishing notturno con mare calmo, tale accorgimento è superfluo. I braccioli vengono armati con ami che vanno dal n° 5/8 per il primo bracciolo per arrivare al n° 1-1/0 per il terzo. Il collegamento tra i braccioli e la lenza madre si ottengono con una girella a tre vie, come illustrato nello schema.


  • Terminali a Lenza morta

    Schema Termina per lenza mortaRientrano in questa categoria i terminali che vengono montati su lenze madri prive di piombo ed il peso minimo per effettuare il lancio viene affidato al peso dell'esca. Questi terminali sono anche adatti per la pesca con il vivo, dove sarà anche impiegato un galleggiante sulla lenza madre o sul filo di bobina. Come costruzione, ricalcano le caratteristiche dello short e del long arm, montati però con più ami, da 2 a 5, di numero variabile a seconda dell'esca. Sono da consigliare con mare molto mosso, nel rock notturno e in condizioni di mangianza visibile in vicinanza della costa. Infatti, montando un'esca intera morta e lanciando in vicinanza della zona di mangianza la ferrata è quasi certa. A volte può essere utile appesantire questo terminale per poter raggiungere distanze maggiori, soprattutto se la taglia delle esche da impiegare è insufficiente. Si impiega di solito del filo o della spiralina di piombo oppure dei pallini di piombo (di misura adeguata), adeguatamente distribuiti su tutta la lunghezza del terminale. Di contro, se l'esca è troppo pesante e la si vuol far lavorare più alta oppure richiede di essere movimentata un po', possono essere impiegati piccoli galleggianti a palla oppure perline galleggianti, distribuiti adeguatamente su tutta la lunghezza del terminale.


  • Questa è solamente una piccolissima selezione dei terminali del Rock Fishing che, comunque, sono la base per tutte le varianti e le montature specifiche per determinate prede che analizzeremo in appositi articoli ad essi dedicati. Và precisato che l'uso delle montature illustrate è sempre validissimo ed universale, cioè adatto alla cattura di tutte le prede del Rock Fishing.




    Lo Spinning

    Una bella spigola presa a Spinning

    Lo spinning in mare è una delle ultime nate tra le tecniche di pesca in mare; principalmente consiste nel lanciare dalla costa un artificiale e, recuperandolo, si cerca di invogliare un predatore ad attaccarlo così da rimanere allamato alle ancorette o all'amo presente sull'artificiale. Questa tecnica è, in sintesi, l'unione e la fusione di due tecniche di diverso ambiente aliutetico: lo spinning in acqua dolce e la traina. Infatti ha ereditato dallo spinning in acqua dolce il concetto di base, le tecniche di lancio e l'attrezzatura, adeguandole all'ambiente marino; dalla traina ha invece ereditato le prede e le esche artificiali. Oggi lo spinning in mare sta trovando una sua strada e una sua filosofia che fà sempre nuovi proseliti ed è praticata da moltissimi pescatori, per lo più angler costretti a terra oppure appassionati di spinning di acqua dolce in "vacanza" al mare. Questa tecnica è da considerarsi una delle più difficili da praticare in mare e il "cappotto" è la regola. Ma, se si sceglie il momento magico, può dare soddisfazioni che nessuna altra tecnica può dare.




    ATTREZZATURA

    Per praticare lo spinning, si utilizzano canne con mulinello con lunghezza ed azione variabile, sia in base al luogo di pesca che alla tecnica particolare che viene adottata. Mentre per lo spinning in acqua dolce si usano attrezzi raramente superiori ai 2,5 mt., in quello in mare si usano attrezzi che possono anche superare i 4 mt. Caratteristica generale delle canne da spinning in mare sono la flessibilità e la leggerezza, unite ad una buona resistenza alla corrosione. Per i mulinelli, la scelta può variare tra i tradizionali fissi con frizione sensibile e quelli a bobina rotante, appositamente progettati per questo uso, che offrono maggiori gittate e capienze di filo. Vediamo quale attrezzatura è necessaria per le diverse tecniche:

  • Spinning dalle coste rocciose: L'attrezzatura è principalmente formata da due canne, una classica da spinning lunga non più di 2,5 mt, abbinata ad un mulinello fisso a frizione micrometrica e un'attrezzo più lungo, tra i 3,5-4,0 mt. a spiccata elasticità in punta, abbinato ad un mulinello fisso a frizione micrometrica o a bobina rotante con guidafilo.
  • Spinning nei porti: L'attrezzatura è principalmente formata da una classica canna da spinning lunga non più di 2,5 mt, abbinata ad un mulinello fisso a frizione micrometrica con cimino molto elastico e sensibile.
  • Spinning dalla spiaggia: L'attrezzatura è principalmente formata da due canne, una ad innesti lunga tra 2,5-3,0 mt, abbinata ad un mulinello fisso a frizione micrometrica e un'attrezzo più lungo, anche telescopico, tra i 3,5-4,5 mt. a spiccata elasticità in punta, abbinato ad un mulinello fisso a frizione micrometrica o a bobina rotante con guidafilo.
  • Completano l'attrezzatura un guadino a mano richiudibile da portare alla cintura, comunemente usato dai pescatori di trote in fiume, che ci permetterà di salpare le prede in tutta sicurezza.

    ARTIFICIALI

    Gli artificiali usati nello spinning sono essenzialemente quelli utilizzati per la traina, sopratutto quella costiera, con qualche eccezione, quali le imitazioni delle cieche in plastica, i Grub e i poppers. Per gli artificiali classici, vi rimandiamo all'articolo della traina costiera, mentre quì di seguito descriviamo le altre:

  • POPPERS: Scoperti ultimamente trovano la loro efficacia con lo spinning alla Leccia in superficie. Sono delle imitazioni molto fantasiose di pesciolini che, per la mancanza di paletta e per il muso concavo, quando vendono recuperati sollevano spruzzi e fanno parecchio rumore, invitando il predone ad attaccare. Anche Spigole e Pesci Serra attaccano questo artificiale che, per la sua natura, può essere anche artigianale e "fatto in casa". Risultano più attiranti quelli molto colorati e con gli occhi grandi. Ne esistono anche piumati, con piume bianche o colorate.
  • Grub: Se i poppers possono essere considerate esche "strane", i Grub vi stupiranno ancora di più, in quanto praticamente non assomigliano a nulla di "terrestre" ma a creature "marziane", provenienti da altri mondi! Pare però che con prede come l'occhiata, leccia, e aguglia faccia "bottino". Sono, in sintesi, codine di silicone di svariati colori e celano al loro interno un amo normale o con la testina piombata e "decorata" con piccoli occhi.
  • Leccia catturata con un popper

    PESCA CON IL GALLEGGIANTE

    Descrizione: Questa tecnica, ispirandosi a quelle della canna fissa, permette di pescare a distanze variabili dalla costa e di portare le esche a profondità diverse, dalla superficie alla mezz'acqua. Si rivolge alle stesse prede della canna fissa più alcune specie che vivono più distanti dalla costa, come l'aguglia. Anche per questa tecnica sono innumerevoli le varianti che si prefiggono la cattura di determinate prede, in maniera più selettiva. top

    Prede: Con queste tecniche avremo più frequentemente nel retino: occhiate, muggini (cefali), salpe, boghe e aguglie. Più raramente: saraghi e spigole.top

    Esche: Sono le stesse utilizzate nella pesca con galleggiante con canna fissa: anellidi, tocchetti di gambero, gamberetti, pasta al formaggio, tocchetti di sarda. Esca diversa da tutte è l'esca viva (piccoli muggini e boghe, gamberetti vivi), che trova in questa tecnica uno degli impieghi maggiori, insieme al Rock Fishing, per la cattura di predatori di stazza, come la spigola e il pesce serra. top

    Brumeggio: Il brumeggio con questa tecnica ha impieghi alterni. Quando si pesca vicino alla costa, come nella pesca rivolta alle occhiate, ai muggini e alle boghe, viene impiegato quello utilizzato nella pesca con canna fissa, quindi pasture a base di pane, croste di formaggio o sarde fresche macinate. Viene invece utilizzato in maniera diversa nella pesca alle aguglie, alle spigole e ad altri predatori che sono attratti più che dalla pastura in sé, dai pescetti che normalmente affluiscono quando si lancia la pastura. Quindi viene usata in maniera indiretta per creare "quel movimento" di piccoli pesci che attrae in maniera irresistibile il grosso predatore. Nelle schede dei singoli peschi, forniremo maggiori ragguagli per questo utilizzo "improprio" della pastura.top

    Attrezzatura: Mai come in questo caso è arduo fornire una descrizione dell'attrezzatura che viene utilizzata con questo tipo di pesca. Come nell'illustrazione delle altre tecniche cercheremo di descrivere un'attrezzatura "universale", cioè adatta a mettere in atto diversi metodi di pescatop.

    A fondo

    PESCA A FONDO

    Descrizione: Questa tecnica permette di portare i nostri inneschi direttamente sul fondo ed a una distanza variabile dalla costa, permettendo la cattura di molte specie, anche molto pregiate. Nel tempo, la pesca a fondo a generato tecniche più specifiche che hanno preso nomi diversi, come il surf casting, il beach legering e il rock fishing, tanto per citare le più diffuse. La tecnica descritta il questa sezione descrive un modo di pescare generico e di base che non compromette però la cattura di prede importanti e significative.top


    Prede: Le prede più frequenti con questa tecnica sono: Sarago, Sciarrano, Donzella, Tordo, Ghiozzo (Nero), Bavosa, Mormora. Saranno più rare le prede come: l'Orata, l'Ombrina, il Grongo, la Murena, la Spigola. top


    Esche: Per la pesca a fondo vengono largamente impiegati gli anellidi, il gambero, il totano a striscioline o se di piccole dimensioni, interi. Molto utilizzati e redditizi sono anche la cozza, il murice, il paguro e l'oloturia a strisce. Di impiego più raro e limitato la sarda e altri pesci esca. top


    Brumeggio: Per questa tecnica non viene utilizzata, di norma, la pastura. Ultimamente, la commercializzazione di pasturatori pesanti sta diffondendo l'utilizzo del brumeggio anche per questo metodo di pesca in mare che comunque non si discosta dalla preparazione classica a base di pane, sarde o formaggio.top


    Attrezzatura: Per praticare questa tecnica ci serviremo di una bolognese leggera ma resistente, capace di lanciare dai 50 ai 80 grammi di piombo. Ad essa sarà abbinato un mulinello medio, con frizione graduale e resistente, capace di contenere 150-200 di monofilo 0.35-0.40. La lunghezza dell'attrezzo sarà scelto in base al luogo di pesca, utilizzando bolognesi sui 3-5 metri per la pesca a fondo nei porti, 4-6 metri per la pesca dalle coste rocciose e dalla spiaggia. Altro elemento importante sono i piombi che, per questa tecnica, assumono un ruolo decisivo per la riuscita sia del lancio che del recupero. Utilizzeremo piombi diversi a seconda delle condizioni del mare e della conformazione del fondale su cui si pesca. Le forme e le grammature in commercio sono infinite, quindi cercheremo di dettare alcune regole di scelta che ci aiuteranno a scegliere il piombo più idoneo alla situazione che ci troveremo ad affrontare:
    - Pesca a fondo nei porti: Piombi a oliva o a goccia scorrevoli dai 25 ai 60 grammi
    - Pesca a fondo dalla scogliera: Piombi a oliva o a palla scorrevoli dai 35 agli 80 grammi. Piombi piramidali con anello da 50 a 80 grammi
    - Pesca a fondo dalla spiaggia: Piombi a cono o a saponetta da 50 a 80 grammi.
    Per il monofilo la nostra scelta cade su uno 0.35-0.40 per la lenza madre (il monofilo della bobina del mulinello) e su un monofilo tipo super dello 0.28-0.35 per le montature. Indispensabili sono delle buone girelle medie, con e senza moschettone. Gli ami sono un altro elemento dell'attrezzatura che in questa tecnica deve essere scelto in base alla situazione meteorologica, al luogo di pesca e alle esche utilizzate. Una soluzione ottimale è rappresentata da ami del n. 10-8 a gambo storto, nichelati o bruniti che può considerarsi un tipo di amo universale per le esche maggiormente utilizzate. Tra gli accessori utili in questa tecnica non può mancare un reggi canna, utilissimo sia dalle coste rocciose che dalla spiaggia, una lampada tipo speleologia in caso si peschi di notte, il solito retino porta pesci e uno slamatore.top


    Montatura: Le montature per la pesca a fondo sono principalmente due, differenti tra loro sia per le prede catturabili, sia per le esche utilizzate.
    - Montatura scorrevole: il finale, da montare a valle della girella legata alla lenza madre, è costituito da uno spezzone di monofilo super dello 0.30 lungo circa 1 metro. Dopo aver realizzato un'asola ad una delle estremità, infiliamo un pezzo di guaina di plastica di filo elettrico come salva nodo e subito dopo un piombo a oliva (oppure degli atri tipi già visti) del peso scelto. Inseriamo un altro pezzo di guaina salva nodo e leghiamo una piccola girella senza moschettone. A questa girella verrà legato, tramite un'asola, il bracciolo costituito da uno spezzone di monofilo super dello 0.25 lungo 30-40 cm montato con un amo del n. 8 storto. Opzionalmente, possiamo legare un bracciolo uguale anche sul finale, a circa 50 cm dalla prima asola del finale, ricordandoci di inserire sempre un pezzo di guaina salva nodo.
    - Montatura fissa: il finale è costituito da uno spezzone di circa un metro e 20, di monofilo super dello 0.30. Praticheremo al finale due asole, una per ogni estremità, che serviranno rispettivamente per agganciare il finale alla girella della lenza del mulinello, e per legare la girella con moschettone dove agganceremo il piombo piramidale con anello del peso scelto. I braccioli sono 3 e saranno costituiti da uno spezzone di 25 cm di monofilo super dello 0.25-0.28, montati con un amo storto del n. 10. I braccioli saranno fissati sul finale a 50 cm uno dall'altro, partendo dall'alto verso il basso. In questo modo, l'ultimo bracciolo pescherà praticamente a contatto del fondo.
    Queste montature possono essere usate sia con mare calmo che con mare mosso. In quest'ultimo caso può essere più conveniente limitare il numero di braccioli, pescando con un solo amo per la montatura scorrevole e con due ami per quella fissa. top


    Azione di pesca: Una volta raggiunta la zona di pesca, prepareremo la canna con il finale scelto. Converrà preparare diversi finali già pronti, perché il cruccio del pescatore dedito a questa tecnica è quello degli incagli sul fondo, a cui sono soggetti sia i piombi che gli ami del finale. Bisogna quindi essere preparati a sostituire i finali con frequenza e averne di già pronti, ci eviterà grosse perdite di tempo a doverne confezionare dei nuovi sul luogo di pesca. Per offrire un orientamento al pescatore, sarà bene montare uno o l'atro finale a secondo della morfologia del fondale, per limitare al massimo gli incagli e per aumentare le probabilità di cattura:
    Pesca a fondo nei porti: Finale scorrevole con 2 ami o finale fisso con 3 ami
    Pesca a fondo dalle coste rocciose con fondale misto di sabbia e scogli: Finale scorrevole con uno o due ami
    Pesca a fondo dalle coste rocciose con fondale roccioso: Finale fisso con 3 ami o due nel caso di mare mosso
    Pesca a fondo dalle coste rocciose con fondale sabbioso: Finale scorrevole con 2 ami
    Pesca a fondo dalla spiaggia: Finale scorrevole con 2 ami

    Una volta scelto il finale più adatto, innescheremo gli ami con le esche scelte. Anche in questo caso si rendono necessari alcune direttive sulla scelta delle esche. Maggiori informazioni sull'uso e su come procurarsi alcune esche, sarà trattato appositamente in una zona del sito ad esse dedicato. Useremo per: *Pescare a fondo nei porti: anellidi (naturali o di importazione) come il coreano, la tremolina, il bibi, il gambero a pezzi o il gamberetto intero, il totano a pezzi, il paguro e la sarda a strisce. *Pescare a fondo dalle coste rocciose: gli anellidi già visti, il gamberetto intero, il totanetto o la seppiolina intera, il murice (sgusciato), il paguro, la cozza (sgusciata), la sarda (la parte terminale con la coda), l'oloturia a strisce. *Pesca a fondo dalla spiaggia: anellidi (arenicola in testa), il murice, il paguro e l'oloturia a strisce. *Una volta innescati gli ami, faremo il lancio che porterà le esche al largo. Il lancio è la parte più importante ed è necessario effettuarlo in modo che si raggiungano distanze dalla costa decenti e che non provochino danni all'attrezzatura o alle esche. La procedura per un lancio decente non è facile da descrivere solo con le parole, comunque proviamoci… l'esperienza farà il resto! Una volta che gli ami sono stati innescati, portiamoci sul bordo della banchina del porto e riavvolgiamo la lenza in eccesso nel mulinello, fermandoci quando la girella è a circa 10 cm dal primo anello della canna. A questo punto portiamo la canna alle nostre spalle, ruotando il busto di circa 45°. Fermiamo il filo di bobina con l'indice della mano destra e apriamo l'archetto del mulinello, poi portiamo la mano sinistra ad impugnare la canna nella parte finale del manico, che costituirà il punto fermo di un'immaginaria catapulta. A questo punto abbasseremo la punta della canna, facendo in modo che essa sia quasi parallela al suolo. Appena ci sentiremo pronti dovremo fare un movimento che sincronizzi tutti i movimenti seguenti in uno unico: faremo un passo avanti, ruotando il busto e contemporaneamente alzeremo il braccio destro verso la nostra testa, mentre il sinistro abbasserà il manico della canna verso il nostro fianco sinistro. Il dito indice sente sempre più la pressione del filo teso tra il mulinello e il piombo terminale, provocando una curvatura della canna che aumenta proporzionalmente, man mano che il movimento di torsione del busto e del braccio destro portano la canna a diventare perpendicolare alla banchina, per poi oltrepassare la testa fino ad arrivare a essere a 45° con la banchina. E' in questo momento che il dito indice lascia libero il filo della bobina del mulinello che sarà così libero di seguire lo slancio del piombo che, descrivendo una parabola discendente porterà le esche al largo. Più questa serie di movimenti contemporanei sarà fluido e coordinato, più il nostro lancio sarà efficace e farà raggiungere al piombo distanze ragguardevole. Una volta effettuato il lancio, lasceremo che il piombo completi la sua corsa verso il fondo. Quando non vedremo più il filo di bobina uscire dal mulinello sarà il momento di chiudere l'archetto e inizieremo un lento recupero della lenza in eccesso. Quando sentiremo il piombo pesare sulla lenza, metteremo la canna sul reggi canna o, in mancanza, bloccheremo la stessa tra gli scogli, con il cimino in leggera tensione. A questo punto non resta che aspettare e seguire i movimenti del cimino, segno inconfondibile della mangiata del pesce. L'abboccata sarà segnalata da una flessione più ampia delle altre e seguita da un tremito continuo. E' il momento di impugnare la canna con entrambe le mani, stringendo un po' la frizione del mulinello. Siamo pronti ad iniziare la fase di recupero, portando ben alta la canna fino all'altezza dei nostri occhi e incocceremo in maniera decisa per far penetrare l'amo in profondità e contemporaneamente staccare il finale dal fondo; inizieremo il recupero con velocità regolare, lasciando alla frizione e all'elasticità della canna il compito di contrastare le eventuali testate del pesce. Una volta che avremo portato in superficie il pesce allamato potremo considerare come concludere il recupero "volando" il pesce sugli scogli o guadinarlo, se le sue dimensioni sono un po' al di sopra della norma. Slameremo la preda e potremo innescare nuovamente gli ami per un altro lancio. Bisogna dire che raramente ad ogni lancio segue una cattura, anzi… quindi quando vedremo il cimino rimanere immobile, vorrà dire che le esche sono state mangiate senza che nessun pesce sia rimasto allamato. Dovremo quindi ritirare il tutto per ripetere l'innesco degli ami. Per evitare inutili incagli sarà bene procedere come se avessimo allamato un pesce e tenendo ben alta la canna, incocceremo e recupereremo il tutto con regolarità e senza fermarci. Mentre per la pesca a fondo nei porti e dalle coste rocciose non è consigliabile muovere le esche da dove sono cadute in seguito al lancio, nella pesca a fondo dalla spiaggia non solo ciò è possibile ma è addirittura un modo molto valido per attirare l'attenzione delle possibili prede verso le nostre esche, aumentando di molto le possibilità di cattura. Comunque è di notte che questa tecnica ci darà le soddisfazioni più grandi, permettendoci la cattura di saraghi e mormore di buona taglia.

    Tecniche con la BOLOGNESE

    Con l'introduzione del mulinello, iniziarono a svilupparsi attrezzi che, partendo dalla canna fissa, venivano montati con anelli che permettevano al filo si scorrere lungo tutta la canna, senza dover essere fissata alla sua estremità. Inoltre l'uso del mulinello permetteva di disporre di più filo e quindi di raggiungere maggiori distanze dalla costa e di poter pescare anche in diversi ambienti marini, dove era impossibile pescare con la canna fissa. Questo attrezzo di base costituito da una canna telescopica, montata con anelli e munita di mulinello prende il nome di "bolognese". Con questo attrezzo base è possibile praticare tecniche diverse, da diversi ambienti marini e a tutte le prede che è possibile catturare dalla costa.

    Porticciolo Stellino

    Pater Noster - Short

    paternoster.jpg

    Il Bibi

    bibi1.jpg

    Il cannolicchio

    cannolicchio.jpg Il mollusco si presenta con due valve rettangolari molto allungate e leggermente bombate, di colore avano-marrone chiaro, che racchiudono il corpo, piuttosto tenero e delicato. Il cannolicchio vive su fondali sabbiosi, già da pochi centimetri d'acqua, immerso completamente nella sabbia. Se ne può individuare la posizione per la presenza di un foro sul fondale, da cui il cannolicchio preleva l'acqua che gli serve per vivere. Per procurarsi un po' di cannolicchi ci si può recare al mercato, oppure ingegnarsi a catturarlo per proprio conto: i sistemi sono principalmente due: il primo sistema prevede la costruzione di un mini arpione, utilizzando un pezzo di ferro rigido, appuntito e creando un ardiglione un mezzo centimetro sopra la punta. Ci recheremo su una spiaggia abitata da questi molluschi ed infileremo il nostro attrezzo in un buco, spingendolo rapidamente a fondo in modo da infilarlo tra le valve aperte del cannolicchio che, istintivamente, le richiuderà sull'attrezzo permettendoci di tirarlo fuori dalla sabbia. Il secondo metodo è meno "cruento" e prevede l'utilizzo di un po' di sale grosso e di una normale cannuccia di plastica. Infatti infileremo la cannuccia nel buco e ci faremo scivolare dentro due o tre grani di sale che sciogliendosi, provocherà un repentino aumento della salinità che farà venir fuori il mollusco, disturbato da tale mutamento. Dovremo essere rapidi nell'afferrarlo, prima che sparisca nuovamente nella sabbia. Il cannolicchio può essere conservato vivo in un secchio con acqua di mare anche per due o tre giorni. Anche congelato mantiene molta della sua efficacia ma il processo di congelamento ne lede la consistenza, rendendolo ancor più fragile.
    Il cannolicchio è una delle esche principe del Surf Casting ed è catturante sia per tutti i grufolatori che per un predatore come la spigola. Anche orate e saraghi sono molto attratti da questa esca e il suo uso con mare in scaduta o molto mosso, può riservare belle sorprese. Per poter affrontare il lancio è necessario legarlo, aiutandosi con l'apposito ago, con del filo sottile, facendolo poi scorrere sul terminale e lasciando fuori l'ardiglione dell'amo. In altre tecniche, come il Rock Fiscing, il Bolentino e la pesca a fondo, il cannolicchio può essere anche montato sia intero con il guscio, intero senza guscio oppure a pezzi.
    cannolicchio2.jpg