sabato 7 aprile 2007

DRIFTING: GLI INNESCHI - Sarda

DRIFTING: GLI INNESCHI


Nella maggior parte delle situazioni, l'innesco va proposto in una certa maniera e soprattutto deve tener conto della corrente, che potrebbe deteriorare l'esca.
Quando nacque il drifting, la pasturazione veniva effettuata con sarde intere, che cadendo nell'acqua tendevano ad affondare con la pancia rivolta verso l'alto, per l'aria accumulatasi dentro. Si notò che molti tonni, arrivando in prossimità della barca, pur continuando a mangiare le sarde che scendevano in corrente, evitavano quelle innescate. Il fatto venne attribuito alla visibilità del terminale, ma ben presto si arrivò all'idea di proporre l'esca in modo analogo alle sarde che scendono in pastura.


Fu così creato l'innesco della sarda con la pancia verso l'alto, che non differenziandosi dalle sarde della pastura, traeva meglio in inganno i tonni. Questo tipo di innesco è tutt'oggi il più valido, particolarmente quando si pastura con buona parte delle sarde intere.
Per questo tipo d'innesco si devono usare sarde freschissime e infilato l'amo dalla parte del foro anale, lo si fa fuoriuscire appena dietro le branchie, facendolo girare dietro la colonna vertebrale della sarda. Se l'esca non è proprio freschissima, si fa uscire l'amo dalla schiena e lo si fa rientrare nella schiena stessa. Questo innesco è il più catturante, ma è facilmente deteriorabile dalla corrente e dalle rollate brusche della barca, che trasmettono strattonate alle esche. L'innesco va controllato spesso per evitare che la corrente rovini la sarda, rendendola praticamente inutile. Per avere più tenuta sull'amo, si possono usare altri pesci al posto della sarda. Si sono avuti ottimi risultati con sgombri, sugheri, boghe e spigarelli, ma a condizione che siano della stessa misura delle sarde usate per la pastura.


Un secondo innesco molto utilizzato e altrettanto valido è denominato a "T". Si perfora con l'amo da parte a parte una sarda entrando dal foro anale e si infila una seconda sarda per l'occhio e si ripassa poi l'amo nella prima sarda entrando dal dorso. In questo modo si ha una sarda con la pancia verso l'alto e una a penzoloni per l'occhio. È un innesco molto valido, più tenace della sarda singola e si può eseguire anche con sarde non freschissime.

Entrambi gli inneschi descritti, si rivelano validi nelle situazioni di corrente medio-bassa o pescando ancorati, in caso di corrente sostenuta e conseguente trascinamento veloce delle esche, bisogna orientarsi verso altri inneschi.


Un innesco più tenace consiste nell'infilare una sarda da un lato facendo scorrere l'amo al suo interno, e facendolo fuoriuscire dall'occhio, in modo da coprire il gambo dell'amo. Si infila poi una seconda sarda trapassandola per l'occhio e la si lascia a penzoloni.
L'innesco più sicuro in caso di corrente è il classico ciuffo, adottato dai pescatori professionisti che utilizzano le boe per la pesca del tonno. Si trapassano tre o quattro sarde per l'occhio lasciandole in modo da creare un vero e proprio ciuffo. Tale innesco è resistentissimo e in genere si applica sulle lenze più a fondo, sia perché queste vengono controllate meno frequentemente, sia perché risulta molto valido per lo squalo volpe.

Tratto da Nautica.it

Esche e Pasture

In tutti i tipi di pesca, ma ancor più per quella con canna fissa, è importante richiamare e trattenere nel raggio di azione i pesci. Si dovrà, insomma, rendere la zona dove si pesca particolarmente attraente per le possibili prede.Per farlo, l’unica arma in possesso è immettere in acqua bocconi di cibo e sostanze odorose che siano graditi ai pesci. Non solo. Tali sostanze dovranno poi spingere i pesci ad abboccare alle nostre esche, per cui la pastura dovrà contenere anche parti o odori delle esche usate.
Non è tuttavia semplicissimo pasturare bene. Infatti, la pastura dovrà svolgere la sua funzione dove si sta pescando e non altrove. Quindi all’altezza e alla distanza a cui lavorano gli ami, in superficie, a mezza acqua o sul fondo. E’ anche chiaro che sarà facile richiamare i pesci in una zona a loro gradita, più difficile o impossibile sarà farli spostare andando contro alle loro abitudini alimentari. Parimenti, sarà difficile mantenere in zona pesci che gradiscono cibo diverso da quello usato nella pastura, sia per le dimensioni dei bocconi sia per il tipo di pastura.
A seconda della profondità, la grana della pastura, cioè la grandezza delle particelle, varia. In superficie la grana sarà finissima, a fondo grossa .
Insomma, la pastura deve tenere conto del comportamento naturale dei pesci bersaglio.
Nel pasturare, si dovrà fare anche attenzione alle correnti, per non correre il pericolo di attirare i pesci in zone inaccessibili (ad esempio, nello spazio di un altro concorrente in una gara).In gara poi, dove è vietato pasturare e svolgere la propria azione di pesca in spazi diversi da quelli assegnati, tale accortezza sarà ancora più importante e si dovrà farla rispettare ai concorrenti vicini. Potrebbero, infatti, danneggiarci buttando nella “nostra” acqua una pastura inadatta alla tecnica usata. Esistono poi pasture semplicissime, composte solo da un dato alimento, e altre molto complesse.Tra le prime, ad esempio, cito le cozze, i ricci, la sarda stessa, i bigattini (vietati in gara), tutti alimenti che, immessi in acqua senza alcuna aggiunta, svolgono un richiamo spesso imbattibile a patto di usarli come richiedono.Ad esempio, le cozze e i ricci frantumati e la sarda salata e fatta a pezzi grossolani si usano per la pesca a fondo e in buca, dove svolgono benissimo la loro azione. I bigattini sfusi, invece, sono usati per la pesca in superficie o nelle immediate vicinanze e non occorre aggiungere nulla per fornire il massimo della loro potenzialità.
Anche i vermi marini (arenicole e tremoline) andrebbero bene, ma considerato che la quantità di pastura necessaria per una giornata di pesca varia da 1 a 5 chilogrammi, sarebbe difficile procurarsene una quantità sufficiente, non parliamo poi del loro costo dovendoli comprare.
In genere, per la pesca in gara (dove il bigattino è vietato ed esiste il limite di Kg.3 per le selettive del Camp.B) e per la pesca a mezzo fondo o a fondo, la pastura si ottiene mescolando diversi ingredienti.
Si avrà così un elemento base, che costituirà la maggior parte della pastura, ed elementi che servono ad aumentare il potere attirante. Vediamo, uno per uno, questi elementi.
IL PANE Il pane da usare è quello comune.E’ la base più importante su cui inserire altri elementi. Si può usare anche da solo, attirando egregiamente molte specie ittiche che vengono selezionate in base alla grossezza delle particelle.Come base su cui aggiungere altri elementi, si deve prima ammollare in acqua, quindi si toglie la crosta prima di passare al setaccio a maglie finissime per la pastura in superficie o in un passaverdura per la pesca di mezzofondo e di fondo. Per la pesca di superficie, dove è gradito che la pastura faccia un alone ricco di profumo (fumo), si adopera anche il latte.Il pane bianco ha un potere legante discreto, che diventa minimo tostandolo. La tostatura fa acquistare al pane un colore bruno più o meno marcato.(il cosiddetto “pane belga”). Si adopera anche la mollica del pan-carrè e le fette biscottate, con una certa preferenza per il primo nella pastura di superficie, del secondo per quella di fondo.
Per asciugare la pastura, rendendola più solida per lanciarla, si usa la mollica di pane grattato che oltre ad asciugare, lega la pastura. Bisogna quindi aggiungerne un po' alla volta per non asciugare troppo l’ impasto, che tarderebbe poi a sciogliersi.
Si può essiccare ottenendo un ottimo sfarinato di base.
LE FARINE Per asciugare e insaporire la pastura si adoperano diversi tipi di farina.
La farina di grano, tipo 00, ha un effetto molto legante e si adopera in piccole dosi solo per le pasture da fondo a base di pane.
La farina di pesce è spesso utilizzata in tutti i tipi di pastura, ha un effetto legante variabile e un fortissimo sapore. La sua qualità varia a secondo la specie di pesci usata. Si adopera in piccole dosi (15-10% del totale).
La farina di mais ha invece un effetto disgregante e serve a fare aprire le pasture di mezzofondo e di fondo .Simile alla farina di mais è il semolino.
La farina di riso è quella più usata per fare aprire le pasture. Basterà macinare riso comune e aggiungere la farina grossolana così ottenuta in percentuali diverse a seconda dello scopo.Tutte le farine vanno usate con parsimonia e sarà sempre bene, prima di finire di lavorare la pastura, gettarne nel secchio pieno d’acqua una pallina per vedere che tempo impiega ad aprirsi e lavorare. Si dovrà comunque tenere presente che in mare la pastura potrà essere aggredita da piccoli pesci o subire la forza della corrente, cose che faranno diminuire i tempi di apertura.
LA SARDA La sarda è uno degli elementi base di quasi tutte le pasture e va bene sia per le tecniche di superficie che di mezzo fondo che di fondo.
Prima di usarla, la sarda deve essere pulita, privata di testa e interiora, meglio se anche della lisca se destinata alla pastura di superficie ( si toglie anche la pelle e i filetti ottenuti si frullano); se destinata alla pesca di fondo o di mezzo fondo le sarde si tritano a pezzi più o meno grossi con un tritacarne.
Ha un potere leggermente legante, tranne che non sia stata surgelata, nel qual caso mantiene ancora discrete doti di richiamo senza avere però effetti leganti.
Per asciugare la poltiglia ottenuta, si adoperano gli sfarinati e per dare più volume si adopera il pane bagnato e strizzato come si è detto sopra.Nella pesca in buca, si adopera salandola e gettandola a pezzi grossolani.
IL GAMBERO Il gamberetto è molto usato nella pesca di superficie. Si adopera essiccandolo in un forno a micro - onde e usando la farina così ottenuta. In commercio viene venduto già pronto in comode confezioni.Basta una piccola percentuale da aggiungere allo sfarinato di superficie (10 %).
I VERMI I vermi (tremoline) si utilizzano a pezzetti inseriti nella pastura da fondo.Il loro utilizzo è molto efficace ma trovano un limite nel loro costo.
IL BIGATTINO Il bigattino costituisce un’ ottima pastura anche allo stato sfuso. Si adopera così per la pesca di superficie e di mezz’ acqua, ma la sua leggerezza impedisce in genere di utilizzarlo sfuso per la pesca a fondo.
Per raggiungere il fondale senza disperdere i vermi dalla corrente, si adoperano apposite colle; una volta sparse sui vermi disposti in un ampio contenitore, si spruzza acqua e si impasta. In pochi attimi i bigattini saranno incollati gli uni agli altri. Si formano quindi delle palline e si gettano in acqua tenendo conto della corrente, pescando poi sui bigattini.
Un altro sistema è riempire gli appositi contenitori (pasturatori) che, essendo forati, consentono ai vermi di uscire.
LE COZZE E I RICCI DI MARE Molto apprezzate per la pesca a fondo sono poi le cozze e i ricci di mare che si utilizzano schiacciandoli e gettandoli così come sono in acqua.Si utilizzano anche per la pesca in buca e per la pesca a fondo ai cefali, dove vengono impiegate anche come esca (la parte bianca, detta "polmone")
I FORMAGGI Per la pesca a fondo a cefali, saraghi, orate e spigole, molto usato è il formaggio grattugiato. Ha un forte odore e un forte potere legante, per cui va usato insieme ad elementi disgreganti (farina di mais ad esempio) in quantità del 10-15%.Il più usato è il cacio pecorino, ma si trovano in commercio farine di formaggio più economiche.
Per la pesca in superficie a pesci di piccola taglia si usa anche il formaggio sfuso ( i formaggini cioe’) , il mascarpone e il gorgonzola, graditi ai pesci, che vanno frullati prima dell’ inserimento.
Mescolando a lungo formaggio grattugiato, farina 00 e pane macinato si ottiene un’esca molto gradita ai cefali e ai saraghi nonché alle occhiate in superficie, la pastella
GLI SFARINATI PRONTI Senza bisogno di lavorare e sporcarsi, si possono usare le pasture già pronte, commercializzate come sfarinati.
A seconda dell’uso, sono di superficie e di fondo e vanno preparate aggiungendo acqua fino a dare allo sfarinato la consistenza voluta.Tale consistenza varia: per la pastura di superficie, dovrà essere quasi una pappetta semi liquida che si apra già nell’impatto con l’acqua. Per gettarla, si usa un mestolo o un cucchiaio.
Potrà anche essere invece tipo polpetta, non comprimendola, purchè si apra subito.
Per le pasture da fondo, commercializzate spesso come pasture da cefali o saraghi, di dovrà invece ottenere un impasto granuloso, umido al punto da poterlo comprimere nella mano. In base alla compressione, le palle ottenute dovranno cominciare a sfaldarsi o dalla mezz’ acqua o sul fondo.
Tutte queste pasture, che già da sole sono equilibrate e validissime, sono in genere usate con l’aggiunta di aromi quali amminoacidi, coriandolo ecc., che servono ad esaltare il sapore, oli di pesce (soprattutto per le pasture di superficie dove è apprezzato l’alone prodotto dall’olio), sarda frullata o fatta a pezzi, vermi, bigattini ecc.Bisogna comunque stare attenti alle quantità di elementi da immettere, per non squilibrare una pastura nata per uno specifico utilizzo. Ad esempio, la sarda ha come si è detto un discreto potere legante e può quindi rendere troppo collosa una pastura che si deve invece disgregare presto.
Tutti gli sfarinati vanno comunque mescolati con l’acqua in bacinelle larghe dove sarà possibile impastare bene, rompendo tutti i grumi che si formano fino ad ottenere un impasto umido al punto giusto.Gli sfarinati a base di pane, prima di essere usati, vanno fatti riposare. Infatti il pane assorbe notevoli quantità d’acqua e bisogna quindi bagnare in due tempi e in maniera uniforme lo sfarinato.Tra gli sfarinati pronti si possono includere anche i mangimi per pesci, efficaci soprattutto in zone dove è praticata la maricoltura. Questi , a forma di cilindretti (pellets), sono ottimi e si usano senza alcuna lavorazione, gettandoli in acqua così come sono.
IL SALE Il sale è usato per appesantire la pastura, facendola quindi scendere velocemente alla profondità di pesca, per conservarla meglio e, infine, per farla aprire prima.
Il sale da impiegare è del tipo fine e la quantità varia in base alla profondità da raggiungere e alla quantità di grasso della sarda.
Potrà comunque essere elevata (anche per il 50% del peso totale) senza compromettere la validità della pastura.

METODI PER APPESANTIRE LA PASTURA.
Per fare arrivare velocemente sul fondo una pastura, riducendo l’effetto della corrente e dell’ aggressività di piccoli pesci, si devono necessariamente appesantire le palle di pastura che si getteranno in acqua. Per farlo, esistono diversi metodi.
Uno è quello di inglobare nella palla un sasso.Un altro è quello di mischiare nella pastura sabbia, sia quella marina che quella usata nei lavori edili (caolino). In genere, comunque, basta usare il sale tranne che il fondale da raggiungere non sia davvero elevato o la corrente non sia sostenuta.
COMPOSIZIONE DI ALCUNE PASTURE
Pastura per cefali a fondo:
2 Kg. di sarde macinate, con alcuni pezzi di sarda
2 Kg. pane ammollato, strizzato e passato al passaverdure
250 gr. pan grattato bianco (serve ad asciugare)
500/1000 gr. di sale fino
Vanno gettate in acqua, appena si arriva, 4-5 palle grosse quanto due pugni, quindi si gettano palle più piccole, quanto un mandarino, con regolarità e precisione.
Eventuale aroma: aglio
Pastura per cefaletti in superficie:
1 Kg. sarde pulite e frullate
1/2 litro d'acqua
1/2 litro di latte
500 gr. formaggio gorgonzola piccante frullato
pan carrè frullato quanto basta.
In caso di corrente, asciugare con pan grattato (q.b.)
Pastura per occhiate - aguglie (superficie)
1 Kg. Sarde pulite , lavate, private della lisca e frullate
100 grammi di gamberetti frullati
200 gr. sale fino o glutammato monosodico
500 gr. pane carrè sminuzzato strofinandolo tra le mani
2 cucchiai di olio di sarda
Pastura per boghe - sugarelli (mezzofondo)
1 Kg. sarda macinata due volte (fori mm.6)
300-500 gr. sale fine (a seconda della qualità delle sarde, cioè più grasse = più sale)
La pastura, confezionata a palle grandi quanto una pallina di ping-pong, non deve appiccicare.
500 gr. crusca
Pastura per aguglie
1 Kg. sarde pulite , lavate, private della lisca e frullate
300-500 gr. glutammato monosodico
300 gr. pan carrè frullato con le mani
200 gr. pasta di acciughe
200 gr. farina di gambero
In una bacinella si mette crusca e pan grattato; serve a infarinare le palline e poterle così fiondare, se occorre, a distanza.